B: Mamma, mi vuoi bene?
M: Certo, tesoro mio.
B: Quanto?
M: Ti voglio bene più di quanto il corvo ne vuole al suo gioiello, più di quanto il cane ne vuole alla sua coda, più di quanto la balena ne vuole al suo spruzzo.
B: fino a quando?
M: ti vorrò bene fino a quando l’umiak non volerà nel buio, fino a quando le stelle del cielo non diventeranno pesci, e fino a quando il pulcinella di mare non ululerà alla luna.
B: E cosa succede mamma se io porto le uova, le nostre uova di pernice, e sto attenta e cerco di camminare adagio, ma cado e rompo le uova?
M: Non sarò di certo contenta, ma ti vorrò bene lo stesso.
B: e se vuoto dell’acqua sulla nostra lampada?
M: allora mi arrabbierò molto, tesoro. Ma ti vorrò bene lo stesso.
B: e se fuggo?
M: sarò molto preoccupata.
B: E se non ritorno a casa e ululo con i lupi e dormo in una grotta?
M: Allora sarò molto triste, tesoro. Ma ti vorrò bene lo stesso.
B. e se mi trasformerò in un bue muschiato?
M: ci rimarrò male.
B: e se mi trasformerò in un tricheco?
M: ci rimarrò male e sarò un po’ spaventata.
B: E se mi trasformo in un orso polare, l’orso più cattivo che hai mai visto, con i denti bianchi e aguzzi e ti rincorro fino alla tenda e tu urli?
M: Ci rimarrò male e sarò molto spaventata. Ma lo stesso, dentro l’orso, sarai sempre tu e io ti vorrò sempre bene. Ti voglio bene ora e te ne vorrò per sempre perché tu sei il mio tesoro.
Breve fiaba eschimese “Mamma, mi vuoi bene?”
Barbara M. Joosse, 1996